Andar per mare è una delle più antiche attività dell’Uomo; per scopi venatori, commerciali, bellici, da diporto, per il puro piacere

dell’anima, l’Uomo ha sempre solcato i mari con imbarcazioni di varia foggia e misura.

 

I mari, gli oceani, i corsi d’acqua, i laghi, ecc. ricoprono i 2/3 del nostro pianeta; niente di più normale per i nostri antenati fu,

quindi, di pensare e costruire dei natanti che consentissero loro di spingersi verso l’ignoto.

Il Kayak fu uno di questi.

Costruito e usato dagli Eschimesi della Groenlandia, dagli Inuit e da altre comunità del nord per spostarsi e pescare nei freddi mari

polari, affascinò studiosi, antropologi, scienziati e avventurieri a partire dal XIX secolo, diffondendone l’uso nel Vecchio

Continente.

faro nella tempesta 2

La suggestione di affrontare la vastità dei mari è stata ed è così forte da ispirare poeti e scrittori, da alimentare leggende e racconti; marinai e dipartisti da sempre parlano di vascelli fantasma, creature mostruose e tempeste apocalittiche, retaggio, forse, dell’inconscia paura per l’ignoto che il mare, con le sue profondità ancora oggi in buona parte sconosciuta, suscita nell’Uomo.

Probabilmente l’unico vero pericolo da affrontare è però l’incoscienza e la superficialità con cui a volte si affronta il mare; la prima cosa da imparare è, quindi, il rispetto per la natura e la sua forza, la consapevolezza della propria vulnerabilità nei confronti della sua imprevedibilità e di un elemento che non è quello a noi naturale, nonché la conoscenza delle più elementari nozioni di meteorologia.

Infine, è indispensabile rispettare le normative nazionali e locali in fatto di navigazione e balneazione; leggere attentamente le Ordinanze della Capitaneria di Porto; ascoltare le indicazioni e i suggerimenti della gente del luogo; usare il buon senso e la prudenza.

 

L’ACQUA. 
C’E’ QUALCOSA IN LEI CHE ISPIRA; FORSE E’ UN IMPULSO PRIMITIVO, O MISTICO, CHISSA’,  UNA COSA E’ CERTA…
MEGLIO PERCORRERLA IN KAYAK